Ho sempre lavorato con la fotografia sull'analisi dei riti di passaggio; nel mio ultimo lavoro, Melancholia, realizzato mentre mia figlia Flora trascorreva un anno in Germania per il programma Erasmus, avevo analizzato il rito di passaggio della separazione. I paesaggi di Melancholia, ispirati ai panorami simbolici del Romanticismo tedesco e all'omonimo film di Lars Von Trier, erano metafore dei miei stati d'animo, dall'orgoglio materno alla malinconia per il distacco, alla preoccupazione per l'incertezza del futuro. Con quelle immagini, "contaminate" da interventi a collage, cercavo di proiettare il reale in una dimensione onirica e perturbante, suggerendo così una sensazione di spaesamento. Non avrei mai immaginato che, a pochi mesi dal completamento di Melancholia, avremmo sperimentato un distacco e uno spaesamento che superano di gran lunga ogni possibile fantasia. È difficile metabolizzare il senso di smarrimento che deriva dal distacco forzato ed improvviso dalla vita sociale e dalle abitudini, dal duro confronto con il concetto di perdita: di libertà, sicurezza, persone care scomparse prematuramente. Si è creata una frattura tra un "prima" e un "dopo" che non riusciamo ancora ad immaginare. Sin dall'inizio del confinamento, che ha causato la cancellazione o il posticipo di mostre ed eventi, ho continuato comunque a lavorare per ricostruire un equilibrio interiore e combattere la Melancholia. Mi sto dedicando soprattutto al collage, si può costruire un mondo parallelo e dettarne le regole; è un modo per "esorcizzare" le paure e attenuare la sofferenza di questi giorni, certa che l'arte riuscirà a trasformare la drammaticità di questi giorni in qualcosa di prezioso.

carlaiacono.it
visionquest.it